sabato 29 novembre 2008

It Never Ends

Diciamocelo: basta guardare MTV per dieci minuti per vedere che i video delle canzoni sono più spesso occasioni mancate che altro. La maggior parte delle volte servono solo a raffarzare l'immagine della band o della cantante di turno, spot pubblicitari che servono ad arrivare dove una musica troppo debole semplicemente non può. Ovviamente non mancano le eccezioni, e non parlo solo di questi tempi post-video. Una band brillante come i Talk Talk aveva già capito negli anni '80 come utillizzare al meglio i video: basta guardare quello di It's My Life . Ascoltando la canzone e leggendone il testo, sembrerebbe trattarsi di una sofferta ma vitale canzone d'amore. Con l'aggiunta delle immagini del video il brano viene caricato di significati che vanno oltre le parole del testo: scene di animali nel loro habitat naturale alterante a quelle del cantante Mark Hollis in uno zoo che "canta" con la bocca coperta . A questo punto, "It's my life, don't you forget" non è più solo il richiamo disperato del lover, ma quello di chi soffre e non può parlare, come gli animali rinchiusi in gabbie lontano dal proprio ambiente e - perchè no?! - la Terra stessa.

venerdì 28 novembre 2008

Heart of the Empire

"Un matrimonio. Una testa di cavallo. Una pistola nella toilette di un ristorante. Sicilia. Un altro matrimonio. Una bomba su un'automobile. Un casello. Buccia d'arancia. Un battesimo. Una porta chiusa." Penso che per chi abbia visto anche solo una volta tanti anni fa The Godfather abbia avuto una serie di ricordi flash delle scene di quel film incredibile. E queste parole sono il solo commento che la rivista inglese EMPIRE ha dedicato sul numero 233 (ottobre 2008) al film vincitore del readers poll The Greatest Movie of All Time. Non serve lanciarsi in lodi, la storia del film parla da sè. La rivista si merita di avere lettori dagli ottimi gusti: è senza dubbio il miglior periodico dedicato ai film che mi sia mai capitato di sfogliare. A partire dalle recensioni che non sprecano spazio e non fanno imbestialire i lettori raccontando la trama del film o limitandosi al semplice giudizio "bello-mediocre-pessimo". Il punto di una recensione utile, che sia di un film - di un libro, di un fumetto, di un ristorante... - deve essere offrire un punto di vista su ciò di cui si parla che sia differente da quello di chi legge, oltre a quello di consigliarne o meno la fruizione. Il tutto possibilmente senza annoiare mai il lettore ed essere troppo cervellotici. Esattamente l'opposto della maggior parte della critica nostrana. Qui non è questione di essere esterofili, EMPIRE rules.

sabato 22 novembre 2008

God Is in the Details

Negli ultimi anni l'unico talento musicale veramente superiore che mi pare sia uscito dagli States è quello di Sufjan Stevens. Sufjan è molte cose oltre che un ottimo musicista e arrangiatore: per esempio cuce personalmente i suoi abiti di scena e si considera più scrittore che altro. Ascoltando la canzone Casimir Pulaski Day (dall'album Illinois - 2005) e leggendone il testo non si fa fatica a capire quanto abbia ragione. Il primo lunedì di marzo è festa nazionale nello stato dell'Illinois, è il giorno dedicato a Casimir Pulaski, ufficiale durante la Rivoluzione americana, il giorno in cui parte della storia raccontata nella canzone è ambientata che nello stesso momento indica anche una collocazione geografica. E da dettagli come questo la storia prende vita e ci viene raccontata nell'accavallarsi dei malinconici ricordi del narratore, piccole immagini di finestre, una scapola, scarpe slacciate...

giovedì 20 novembre 2008

Cocksucker Blues

Nelle storie spessissimo si incontrano i buoni-buoni (utilizzando la sempre affidabile fonte di archetipi che è la saga di Star Wars, diciamo Luke Skywalker ne è un esempio calzante), i cattivi-cattivi (Senator Palpatine), i buoni-cattivi (Han Solo - se non mi sbaglio sparò per primo a Greedo, no???) e cattivi-buoni (un certo Darth Vader). Non c'è niente di male in questo: ogni personaggio è parte della storia e ha una precisa funzione per far andare avanti gli eventi. Ma seguendo Deadwood, la bellissima serie dell'HBO, è davvero dura riuscire a inserire i suoi personaggi in queste - o altre - categorie. Il fatto è che ogni personaggio è trattaggiato in modo da evitare di essere facilmente etichettato, di non essere al servizio della storia che viene raccontata, ma di viverla davvero. E Al Swearengen è il massimo esempio di personaggio "emancipato": quando è in scena (fortunatamente spesso), il proprietario del Gem Saloon ha la capacità di portare le vicende in luoghi inaspettati che lui sembra già aver capito in anticipo, molto prima di quanto non riesca a fare lo spettatore. E' di fatto l'impersonificazione del campo di Deadwood, il primo ad averci messo piede e non si muove foglia senza che lui non lo sappia o non l'abbia deciso. Ma Al non è il grande burattinaio, non proprio tutto gli riesce come vorrebbe. Ed è questo che me lo fa amare così tanto. Nonostante sia moralmente ributtante, in ogni episodio c'è almeno una scintilla di umanità che lo rende irresistibile. Onore a David Milch, creatore della serie, e soprattutto al grande Ian McShane che gli prestato volto, corpo e voce. Impossibile immaginare qualcun altro dire con lo stesso stile
"A human being in his last extremity is a bag of shit."

mercoledì 19 novembre 2008

Theme from "The Tussler"

Due note di banjo accompagnano l'inizio dell'avventura di questo blog. Le mie intenzioni sono semplici (e spero non troppo ambiziose...): scrivere il più frequentemente possibile, scrivere qualcosa di sensato, cercare di non sprecare spazio sui server ma dare un senso a tutto questo. Il tema del blog saranno le storie e tutti i mezzi che gli essere umani usano per raccontarsele a vicenda. E' questo che, nelle mie intenzioni, il nome che ho scelto per questo spazio vuole rispecchiare: il titolo di un film di cui esiste solo la colonna sonora... Godspeed!